Cos'è la Mafia?
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- Pubblicato Martedì, 14 Agosto 2012 12:46
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Uomini Soli. E' il libro uscito di recente per commemorare un quadruplo tristissimo anniversario. Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Trent'anni fa Cosa Nostra (e parte dello Stato) si liberavano dei primi due. Dieci anni dopo Cosa Nostra (e parte dello Stato) uccidevano i due magistrati. Ma è anche l'anniversario, il trentesimo, di un uomo onesto, ucciso per la sua rettitudine: Paolo Giaccone di cui ricorreva il trentesimo l'11 agosto. Su un corpo dei tanti morti ammazzati di quel periodo si riscontrava una impronta che poteva incastrare il killer mafioso: rifiutandosi di "aggiustare" la perizia si era condannato a morte. Cosa Nostra raramente perdona e men che meno quando non si obbedisce agli ordini impartiti; cinque storie di cinque uomini che avevano deciso di correre da soli. Tra la Sicilia e Roma.
Parlando quotidianamente ormai di radicamento mafioso in Emilia Romagna mi viene spesso fatto notare che la mafia ormai non è più quella che spara perché scorrazza con la lupara, vestita di cenci perché contadina, rozza perché analfabeta. I mafiosi ormai mandano nelle migliori università i figli in modo che imparino a gestire in maniera professionale il riciclaggio di denaro, lo spaccio di droga o il traffico di uomini e armi.
Loro bruciano, noi ricostruiamo
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Giugno 2012 14:40
- Scritto da Patrick Wild
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Come riminesi, durante la stagione estiva ospiti da anni di una cooperativa corleonese che gestisce i terreni confiscati alla mafia e che quotidianamente deve far fronte a non pochi problemi di carattere economico (ma non solo), non possiamo non esprimere solidarietà nei confronti dei soci delle cooperative siciliane e pugliesi che in questi giorni hanno visto il frutto del loro duro lavoro andato letteralmente in fumo.
Questi gravi atti intimidatori dovrebbero zittire definitivamente chi da sempre vede nel recupero sociale dei beni confiscati alle mafie una perdita di tempo e denaro (recuperabile con l'eventuale vendita dei beni stessi), oltre che un progetto inutile e poco incisivo nel contrasto alle mafie.
La realtà è esattamente l'opposto. L'aggressione ai patrimoni mafiosi, sulla strada tracciata trent'anni fa da Pio La Torre, per creare lavoro, dignità e giustizia, nelle terre che per lungo, troppo tempo hanno conosciuto queste parole solo come un eco lontano, descrive il percorso coerente e straordinario che stanno conducendo centinaia di cooperative ed enti nel Meridione da molti anni a questa parte.
Durante le nostre brevi, seppur intense, esperienze nei campi a Corleone e Canicattì abbiamo potuto solo scorgere le difficoltà cui queste coraggiose realtà vanno incontro. Dal dovere scalfire il muro di omertà e di accettazione sociale nei terreni dove imperava la cultura del privilegio mafioso, alla consapevolezza di dover sudare e sporcarsi le mani in terra ogni giorno perché quei terreni aridi portino i frutti e i prodotti del lavoro giusto.
Loro sono i vigliacchi, noi ci mettiamo la faccia.
Patrick Wild
Brindisi. Le ragioni di un attentato e quegli ordigni sequestrati pochi mesi fa.
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- Pubblicato Sabato, 19 Maggio 2012 17:47
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I professionisti dell'antimafia
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- Pubblicato Giovedì, 24 Maggio 2012 14:40
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Riportiamo un articolo ritrovato nelle ultime ore e fatto girare rapidamente in rete. Si tratta dell'articolo di Repubblica, datato 1992 e firmato Sandro Viola, nel quale quest'ultimo commenta a più riprese la nomina di Giovanni Falcone agli Affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia. A leggerlo ora fa impallidire, se non altro per i termini e i toni utilizzati da Viola per dipingere l'attività di un uomo che da lì a pochi mafiosi il cancro mafioso e il dito di Brusca sul telecomando ci avrebbe portato io. Se a vent'anni bisogna essere "Capaci" di memoria, giova ricordare che proprio la memoria per essere tale deve tradursi in esercizio quotidiano. E che talvolta la penna fa più male della dinamite.
Per Pino Maniaci: voce libera che non deve scomparire
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- Pubblicato Domenica, 06 Maggio 2012 11:56
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L'amicizia e l'immensa riconoscenza che abbiamo nei confronti di Pino Maniaci, vero giornalista di frontiera, giornalista con le palle, continuamente minacciato dai poteri mafiosi siciliani, ci spinge a chiedervi di inviare, seguendo la proposta di DIECIeVENTICINQUE, una lettera al ministro Passera per non far chiudere una delle poche voci libere e antimafiose rimaste a livello locale.
Pino è la testimonianza di come la Mafia abbia paura delle persone che la sfidano, la deridano facendo conoscere alla popolazione nomi e cognomi di tutti i signorotti locali. Il suo lavoro, apprezzato a livello internazionale e portato avanti con mezzi che non superano la sussistenza (e noi ve lo possiamo garantire, dato che molti di noi sono stati ospiti e hanno condotto il suo telegiornale) merita molto di più di questo trattamento.
TELEJATO NON DEVE CHIUDERE!
Per scrivere al ministro Passera: segreteria.
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